02 Mag Stevanin: «Per me tornare qui è come tornare in famiglia. Darò il massimo, sempre»
«Certi amori non finiscono…
fanno dei giri immensi e poi ritornano»
Su queste note si può raccontare l’arrivo di Filippo Stevanin a Cartigliano. O meglio, il ritorno di Filippo Stevanin.
Riavvolgiamo il nastro dei ricordi e andiamo indietro di poco più di un anno: settembre 2019, l’ex terzino del Vicenza e del Bassano è svincolato e viene ad allenarsi per un paio di mesi in via Lungo Brenta.
«Ricordo che fu un’esperienza molto bella, che mi permise di conoscere una società e un gruppo davvero unici. Era un periodo particolare, cercavo una nuova sfida e il Cartigliano mi permise di allenarmi per non perdere la forma fisica e farmi trovare pronto. In quei due mesi è scattata una scintilla, che non si è mai spenta nemmeno dopo la mia partenza per Feltre. Adesso che sono di nuovo qui, mi rendo conto di quanto importante sia stato quel periodo per agevolare il mio inserimento in gruppo oggi. Diciamo che vivere per due mesi il “mondo Cartigliano” mi ha permesso, a distanza di oltre un anno, di farmi sentire come a casa… un pò la stessa sensazione che si ha quando parti per un viaggio, un lungo viaggio, e poi ritorni in famiglia. Ecco, sono tornato in una vera famiglia».
Ma com’è nata la trattativa che ad aprile ti ha riportato a Cartigliano?
«La mia esperienza a Feltre si è bruscamente interrotta all’improvviso. Fatto sta che ad una manciata di ore dalla chiusura del mercato, mi sono ritrovato senza squadra. Ho fatto una telefonata al direttore sportivo Leopoldo Torresin, senza chiedere nulla. Dopo averlo informato che ero praticamente libero, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto tornare ad allenarmi a Cartigliano. Il ds ha messo giù il telefono e mi ha richiamato dopo cinque minuti, dicendomi: “Vieni qui a firmare”. È stato un gesto che non dimenticherò mai. Uomini così, società così sono un patrimonio per il nostro calcio. Io sarò sempre grato al Cartigliano ed a chi ha creduto in me».
Il suo ritorno è stato educato. In punta di piedi, senza pretendere, senza forzare. Filippo Stevanin ha da subito dimostrato, una volta in più, di essere non solo un grande calciatore ma soprattutto un grande uomo.
«Io sono venuto qui pronto a sedermi in panchina ma con la volontà di dare il massimo. È una situazione contrastante, ma è così: ho una carica pazzesca ma sono rispettoso dei ruoli. Questa squadra ha giocato 28 partite con un modulo, con dei calciatori che hanno saputo portare il Cartigliano ad una “quasi salvezza” che vale tantissimo. Io non posso avanzare pretese: mi metto a disposizione del mister e dei compagni. Il caso ha voluto che sabato esordissi titolare e ne sono felice. Ma il posto devo guadagnarmelo giorno dopo giorno, sapendo che chi era già qui merita di giocare e di essere premiato per quanto fatto finora».
Intanto contro il Campodarsego Filippo Stevanin è stato tra i migliori. E in questo mese di maggio con ben sette partite in 21 giorni il suo aiuto sarà prezioso.
«Questa squadra non ha nulla da invidiare a club più blasonati che oltretutto ci sono dietro in classifica. Qui ci sono giocatori validi, molto validi, e se è vero che la forza del Cartigliano è il gruppo, è altrettanto vero che i miei compagni sanno come si gioca a calcio. Sono fiero di far parte di questa squadra e di avere un allenatore come Alessandro Ferronato. Penso che lui sia il “fuoriclasse” che sa come farci rendere al meglio…».
E sul futuro…
«Sto bene qui. E dove si sta bene, è bello rimanere. La mia storia dice che sono un calciatore che non cambia maglia con superficialità. Se trovi una famiglia e hai la fortuna di farne parte, allora perchè chiedere di più?».
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